L'angolo del Don

Per una felicità senza fine

 

 

Se qualcuno ci chiedesse: «Cosa ti aspetti dalla vita?», non esiteremmo a rispondergli: «La felicità»; e non sarebbe una battuta originale: tutti noi risponderemmo nello stesso modo. Ogni persona cerca di essere felice, di vivere bene e con dignità, fa di tutto per aggiungere al variopinto mosaico della sua vita qualche tassello di gioia vera e soprattutto duratura.

Iniziare un nuovo anno pastorale, ogni nuovo giorno con animo sereno, affrontare i nostri impegni con costanza, cercare di risolvere con fiducia le difficoltà che incontriamo diventano la cartina tornasole di questa aspirazione a una vita riuscita.

Il Vangelo delle Beatitudini, che ci accompagnerà quest’ anno ci parla proprio di felicità.

Sono le prime parole di Gesù, il suo programma, l’essenza della sua lieta notizia, del Vangelo, insegnamento scaturito dal suo cuore per dirci ciò che vuole per noi: renderci felici … nel tempo e nell’ eternità.

Le Beatitudini sono una delle pagine del Vangelo che più ci attrae ma, nel contempo, ci appare nei suoi contenuti a una distanza talmente grande dalla realtà che viviamo tutti i giorni, dal modo di comportarci e di concepire la vita … quello che a volte ci manca è la pazienza di pensare che si realizzano anche per noi.

Il Signore sale sul monte e consegna alle folle la nuova legge, la dichiarazione d’amore di Dio. Ognuno di noi sa di poter essere beato, se si lascia trasformare da queste parole. In quel momento solenne si sono annullate le distanze fra l’uomo e Dio: Gesù è diventato il punto di convergenza, la sua parola ha grande autorevolezza che gli verrà riconosciuta, ma non sempre accettata; una parola che non può essere fissata su due tavole di pietra, ma come fiume in piena scende per fecondare la terra, per arrivare in ogni angolo del mondo, in ogni cuore, come vento che scuote ogni coscienza, luce avvolge e illumina ogni cuore.

Nove volte il Signore ripete la parola beati, ossia felici: si rivolge a chi soffre: poveri, afflitti, affamati, perseguitati, coloro che vengono insultati. Può nascere in noi un interrogativo: come possono gioire i sofferenti? Non è forse una contraddizione in termini? Qualche dubbio può nascere: questa pagina di Vangelo non sembra una buona notizia, ma una presa in giro … mi viene promesso qualcosa di bello in un futuro, ma ora qui soffro … sembra un illusione destinata proprio agli ultimi di questo mondo. Ci pensa San Paolo a sistemare le cose quando dice: “...quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti”.

Le beatitudini, il cuore del Vangelo, ci svelano il pensiero alternativo di Dio, che predilige cuori svuotati d’orgoglio per riempirli di cielo, occhi bagnati di pianto per rasserenarli con parole di consolazione e coscienze umiliate per consolarle con il dono di una nuova dignità. Sia chiaro, Gesù non fa l’elogio della rassegnazione di fronte ai drammi e alle sofferenze dell’umanità, ma annuncia l’impegno di Dio, il suo scendere in campo, per assicurare a tutti il diritto di essere felici, come ci ricorda il salmo: “Il Signore rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri”.

In secondo luogo chiama beati coloro che praticano le virtù della mitezza, della misericordia, della purezza e della pace. Consapevoli d’essere spesso derisi ed emarginati da una società di persone sempre più sole, egocentriche e tristi, ci sentiamo felici di testimoniare la mitezza lì dove regna la litigiosità, scontro e prevaricazione; ci prodighiamo con generosità nel costruire la pace, stringendo nuove relazioni, purificate da ogni forma di interesse egoistico o, peggio, di indifferenza; ci impegniamo con costanza ad accogliere in un abbraccio di misericordia coloro che ci hanno offeso e umiliato; vigiliamo affinché il nostro sguardo e il nostro cuore rimangano puri, liberi dall’ umiliare i fratelli … perché è possibile essere beati, cioè santi … amici invitati alla festa di nozze che dura tutta l’eternità.  

San Rocco, 1 novembre 2020
Don Luca


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